Tra Italia e Svizzera…
COSA VISITARE AL COLLE DEL GRAN SAN BERNARDO
I MUSEI del Tesoro e del Colle
Oltre alla storia del luogo e del suo paesaggio, l’Ospizio, fondato da San Bernardo d’Aosta nel 1050, per proteggere chiunque si trovasse in difficoltà, in balia del freddo, della neve, ma anche dalle scorrerie dei briganti, ospita al suo interno il bellissimo Museo del tesoro con preziosi cimeli sacri, frutto di donazioni, allestito in chiave contemporanea e avvolto da un blu carico di intensità.
A pochi passi dall’Ospizio si trova il nuovo museo di montagna e tradizione aperto nel 1987, molto esaustivo e completo. All’interno la sensazione è quella di una accogliente abitazione. Rappresenta ogni aspetto della vita del Colle.
Dalla preistoria al paesaggio naturale, nel quale sono esposti fauna, minerali, ricostruzioni di ambienti di vita quotidiana e numerosissimi reperti romani e medievali, emersi dalle campagne di scavo. È un luogo che merita di essere visitato.
LA CHIESA dell’Ospizio
La Chiesa del 1685, ricostruita nel sui resti di un precedente edificio primitivo, si presenta in stile barocco con un possente altare maggiore color nero, bianco e oro, sormontato dalle volte riccamente decorate con affreschi che manifestano il regno dei cieli.
Preziosi gli stalli lignei in noce massiccio accuratamente scolpiti e la cripta. È un luogo che vi farà vibrare l’anima.
IL PASSAGGIO DI NAPOLEONE al Colle del Gran San Bernardo
Proprio il celebre condottiero francese passò di qui! Scelse il valico svizzero per entrare in Italia durante la Seconda Campagna di Italia. Con un numeroso esercito di circa quarantamila uomini, transitò il colle nel maggio 1800.
Targhe in bronzo lungo la strada dall’Ospizio verso l’Italia, ricordano il passaggio delle sue truppe . Un’altra testimonianza è inoltre il monumento funebre dedicato al generale, Desaix, morto a Marengo che Napoleone volle successivamente ricordare in questo luogo.
NON POSSONO MANCARE LORO, i BARRY!
I famosi Cani San Bernardo, da sempre compagni dei monaci, sono una varietà di molossi, utilizzati sin dal XVII° sec. a protezione dei viandanti ma anche per tracciare piste nella neve e per soccorrere viaggiatori dispersi. A ricordo del loro importante aiuto e per tutti i servizi resi, li troverete ancora al colle, come simbolo di affetto e del luogo ma solo in estate, in quanto il loro inverno lo trascorrono nell’allevamento di Martigny in Svizzera.
DEGUSTAZIONE DOP
All’ingresso del Bourg Saint Rhémy en Bosses, sorge l’azienda che produce e stagiona “le Jambon de Bosses”, il rinomato prosciutto crudo tipico di questa zona posta a 1600 m.ai piedi del Gran San Bernardo.
Dopo una visita allo stabilimento è possibile assaporare questa specialità con delle degustazioni e fare degli acquisti facoltativi.
CIOCCOLATO che passione
Da non perdere l’occasione di acquistare nel buon cioccolato, nei punti vendita souvenir collocati appena superato il confine.
CURIOSITA’
Un articolo/intervista di E. Martinet, tratto da La Stampa, per capire il Colle e chi tutt’ora ci vive
“Federico, canonico agostiniano, arrotola la manica della tonaca bianco avorio e scrive nel “libro” dell’Ospizio: 7 gennaio 2018. Neve al suolo, 5 metri e 58. La prima pagina è di 200 anni fa. Il volume contiene temperature, nevicate, appunti su piovosità e siccità, venti. L’Ospizio è intitolato a San Nicola di Myra su volontà di chi l’ha fatto costruire, San Bernardo, ricordato come patrono delle Alpi. Federico ieri era l’unico dei quattro canonici che si alternano durante l’inverno ai 2.473 metri del valico tra Italia e Svizzera, Valle d’Aosta a Sud, Entremont a Nord.
Il colle del Gran San Bernardo è ricco di storia, fin dai tempi remoti; e di vento. L’inverno è nevoso e gli accumuli sono imponenti. Federico: «Da ottobre a oggi siamo arrivati a oltre cinque metri e mezzo. E oggi continua a nevicare». È il luogo abitato più alto d’Europa e l’inverno vuol dire isolamento. «Da cosa?», domanda sorridendo il canonico, che è agostiniano da 32 anni ed è originario di Orsières, cittadina dell’Entremont, l’ultima stazione ferroviaria prima del confine. Spiega: «Qui essere isolati è la normalità. Oggi siamo in dieci: una suora oblata, otto che si occupano degli ospiti ed io». E gli ospiti? «Da giorni non ne vediamo. Troppo pericoloso». La tempesta Eleanor ha soffiato forte quassù. Nel “libro” c’è già la nota: «Alle 16 del 3 gennaio le raffiche hanno raggiunto 176 chilometri l’ora». Quelli che un tempo erano viandanti o pellegrini oggi sono turisti-alpinisti, con gli sci o con le racchette da neve. C’è ancora chi raggiunge il colle per pregare. I canonici pregano, lavorano, ospitano e offrono conforto. Il canonico: «Anche al telefono. Non riceviamo solo prenotazioni per trascorrere qui un periodo o per sapere le condizioni della neve, ma anche richieste di preghiere. Si rivolge a noi chi ha bisogno di bontà, di parole che possano lenire un loro momento difficile. E noi ci siamo. Sempre». D’inverno i famosi cani del San Bernard non ci sono. In autunno tornano all’allevamento di Martigny. Ci sono dai tempi dei romani, molossi che venivano dagli altipiani himalayani. Hanno soccorso nei secoli i viandanti, così come i soldati della neve, i «maroniers». Perché le valli del San Bernardo sono aspre.
Nel “libro” dell’Ospizio ci sono anche i record della neve. Federico: «Nel 1870 (coda della piccola glaciazione) ne sono stati misurati 26 metri; 24,74 nel 1914. Più di 20 nel 1974, ma l’anno dopo abbiamo la misura più piccola misurata, meno di 10 metri. L’anno scorso i metri sono stati 14″.
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